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La legge di stabilità è una sciagura per l'Umbria e per il paese

Enrico Flamini*
06/11/2015 - 19:17

La legge di stabilità per il 2016 è davvero una sciagura per l'Umbria e per il paese. Il provvedimento di circa 30 miliardi di euro targato Renzi punta sostanzialmente ad abbassare le tasse ai ricchi attraverso tagli pesantissimi al sistema sanitario nazionale e agli enti locali.

Intanto nel metodo Renzi e il suo governo hanno confermato tutta l'arroganza possibile: dalla girandola di numeri poco chiari, fino alla presentazione del testo in parlamento con undici giorni di ritardo per evitare il dibattito.

Nel merito di alcune misure, l'abolizione della Tasi determinerà un beneficio inversamente proporzionale al reddito e quello che lavoratori e pensionati risparmieranno lo ripagheranno con gli interessi con il taglio di 4 miliardi dal Fondo sanitario nazionale, taglio che al di là delle rassicurazioni della Presidente Marini, oramai sempre più renziana, ricadrà in modo pesante anche sul sistema sanitario umbro. L'innalzamento da 1.000 a 3.000 euro del limite ai pagamenti in contanti incoraggia l'economia in nero e serve solo agli evasori. Per i dipendenti pubblici, il cui contratto è fermo da sei anni, c'è la beffa di un aumento salariale di 5 euro netti. Sulle pensioni è stata rinviata la flessibilità in uscita, niente 80 euro ai pensionati al minimo, è prevista fino al 2017/2018 la proroga della riduzione dell'indicizzazione delle pensioni di circa 1500 euro lordi e per gli esodati non è stata tovata alcuna soluzione definitiva. Per le imprese, sempre che l'Ue riconosca all'Italia la “clausola migranti”, ci sarà la riduzione del'Ires, oltre alla cancellazione dell'Imu sui macchinari imbullonati, agli incentivi per le assunzioni con il Jobs Act e alla detassazione dei premi di produttività.

Di sicuro nella situazione che prefigura la legge di stabilità lavoratori, disoccupati, precari, pensionati e poveri vedranno peggiorare le proprie condizioni. Oltre al danno la beffa: seppure rimandata di un anno, su più della metà della manovra grava la “clausola di salvaguardia” europea da 16,8 miliardi e quindi l'aumento automatico di IVA e accise e l'annullamento delle detrazioni per lavoratori e pensionati.Insomma Renzi sbandiera il taglio delle tasse, ma in realtà continua a mettere in campo politiche neoliberiste e antipopolari che, dopo l'attacco ai diritti del lavoro e alla democrazia costituzionale, demoliscono il pubblico, lo stato sociale, la sanità e gli enti locali.

*Segretario Regionale Prc Umbria