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Un anno di governo Renzi... e le Amministrazioni Locali

di G. Bruno
26/02/2015 - 03:05

Giudicare Renzi in merito ai provvedimenti sulla finanza locale, non è facile. Nei provvedimenti che si sono susseguiti da febbraio 2014 ad oggi, possiamo trovare alcuni aspetti interessanti ma anche molti punti che lasciano confusi. Del resto farsi belli con i soldi degli altri è facile, bello e poco doloroso. La ripartizione fatta della manovra di bilancio tra i settori dell’amministrazione pubblica è alquanto singolare. La Legge di stabilità per il 2015 è di circa 34 miliardi di euro, di questi 21,3 miliardi sono utilizzati per ridurre le entrate (tra cui i sgravi fiscali come il bonus di 80 euro), 12,7 miliardi sono destinati in maggiori spese. Il tutto è finanziato con maggiori entrate pari a 11,6 miliardi, un aumento del deficit di 5,8 miliardi e tagli di spesa per 16,6 miliardi.

Per quanto riguarda la spesa, ben 8,1 miliardi (il 49% del totale) sono a carico di comuni, province e regioni, che si aggiunge al taglio di 1 miliardo delle risorse per il Piano di Azione e Coesione (derivanti dai fondi europei e avviato nel 2011).

E’ decisamente singolare che le amministrazioni locali, che incidono sul totale della spesa pubblica per il 29% e sul dedito per il 6,6%, debbano sostenere un carico dei tagli molto superiore. In termini di paragone le nostre amministrazioni locali, quelle vicine ai bisogni del cittadino, dovranno sostenere un taglio quattro volte superiore a quello dei ministeri (2 miliardi nel 2015). In dettaglio parliamo di 4 miliardi per le Regioni, 1,2 miliardi per i Comuni (fondo di solidarietà) e 1 miliardo, che salirà a 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi dal 2017, è il contributo richiesto alle Province e Città Metropolitane. Il tutto in aggiunta a quelli decisi con il DL 66/2014 per finanziare il bonus di 80 euro.

E non è finita, sugli enti locali peserà anche l’avvio del fondo per i crediti di dubbia esigibilità, previsto dall’armonizzazione contabile, che equivale ad un taglio 1,9 miliardi annui sulla spesa a partire dal 2015, che, per non farci mancare niente, rientra nel calcolo del saldo obiettivo ai fini del patto di stabilità.

Che dire poi delle Province, il taglio deciso dalla legge di stabilità (che si aggiunge ai tagli del DL 66/2014) rischia di fare saltare per aria l’attuazione della riforma “Delrio”. Dal 1° gennaio 2015 la pianta organica di province e città metropolitane deve subire un taglio di 20 mila unità, mentre entro il 30 marzo sarà individuato il personale da destinare alla mobilità, con un iter che vede la sua conclusione entro fine 2016. Dopo di che, il personale non ricollocato entro tale data verrà messo a disposizione, ricevendo per due anni un’indennità pari all’80 per cento dello stipendio. Le perplessità sono però ancora tante, tra cui, dove ricollocare il personale, se anche gli altri Enti stanno subendo tagli enormi e come ridistribuire le competenze??? e in ultimo chi lo spiega a tutti quei lavoratori del privato colpiti dalla legge “Fornero”, privi di lavoro, di ammortizzatori e di pensione?

Per ora sospendiamo il giudizio e attendiamo i prossimi mesi.