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Rischio sismico, un quarto dei Comuni è senza piano di emergenza

di LIDIA BARATTA
04/09/2016 - 11:07

Una cosa ormai la sanno tutti: l’Italia è un Paese ad alto rischio sismico. E l’ultima disastrosa scossa del 24 agosto nel Centro Italia non fa altro che confermarlo. Eppure, nonostante dal 2012 tutti i comuni italiani avrebbero dovuto dotarsi di un piano di emergenza – quello che contiene le informazioni sul territorio e la pianificazione degli interventi e della evacuazione in caso di calamità, dai terremoti agli incendi alle alluvioni – ce ne sono ancora 1.795 cheun piano non ce l’hanno, quasi un quarto (23%). Compresi Amatrice e Accumoli, simboli tragici dell’ultimo terremoto, che non compaiono nell’elenco dei comuni a norma della Protezione civile. 
Ma non sono i soli: molti dei comuni “sbadati” si trovano proprio in Calabria, Campania, Lazio e Sicilia, che sono tra le regioni a più alta pericolosità sismica (basta guardare la cartina dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).

 

 

Una legge del 12 luglio 2012 prevedeva che entro 90 giorni dall’entrata in vigore i Comuni approvassero un piano di emergenza redatto secondo i criteri indicati dalla Protezione civile e dalle giunte regionali. A distanza di quattro anni, però, la situazione è a macchia di leopardo.

Secondo i dati forniti dalla Protezione civile, solo il 77% dei comuni ha un piano di emergenza. Le uniche regioni in cui tutti i comuni dispongono di un piano comunale sono Friuli Venezia Giulia, Molise, Marche, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta. Nelle altre regioni, tante amministrazioni ancora se ne sono “dimenticate”. Persino in Abruzzo, teatro del tragico terremoto del 2009, ci sono sei comuni senza un piano. Anche in Emilia Romagna, colpita da due forti scosse di 5,9 e 5,8 nel 2012, ci sono 46 comuni che in caso di emergenza non hanno ancora una procedura pianificata scritta nero su bianco.

Fino ai casi limite di alcune regioni, che sono anche quelle più esposte ai terremoti (quelle attraversate dalla striscia viola sulla mappa dell’Ingv). Quella messa peggio è la Campania, dove solo il 39% dei municipi ha un piano di emergenza. Cioè: 214 su 551. Oltre il 60% non ne ha uno. Per giunta, dicono dalla Protezione civile, la Regione Campania ha fornito solo i dati relativi al numero dei Comuni, senza trasmettere l’elenco con i nomi dei luoghi. Segue poi il Lazio, dove si trova l’epicentro del terremoto del 24 agosto. Qui il 40% dei comuni ha un piano, cioè 153 su 378. Gli altri no. Amatrice, tra i comuni più colpiti dal terremoto, nell’elenco non c’è. Anche se sul sito del comune compare un documento titolato Piano di protezione civile comunale, ma nella lista delle strutture da utilizzare in caso di emergenza ci sono anche l’albergo Roma e la scuola elementare, che il terremoto ha distrutto.

 

Dal Piano di protezione civile comunale di Amatrice

 

Andando più a Sud, in Calabria, anche questa zona viola, quasi la metà dei comuni non ha un piano di emergenza, compresi i capoluoghi di provincia Crotone e Vibo Valentia, città colpita nel 2006 da un’alluvione che ha provocato quattro morti, 90 feriti e 306 evacuati. Senza dimenticare la Sicilia, dove più della metà dei comuni non ha un piano di evacuazione in caso di emergenze. Compresi Enna e Agrigento. E anche l’altra isola, la Sardegna, non passa l’esame, con soli 233 comuni su 377 dotati di un piano di emergenza. La prevenzione dalle emergenze non abita in Italia.

 

Comuni con piani di emergenza (dal sito web della Protezione civile)
 

Fonte: Linkiesta.it 

Originale: http://www.linkiesta.it/it/article/2016/09/03/terremoto-allitaliana-un-quarto-dei-comuni-non-ha-nessun-piano-di-emer/31660/