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Acciaieria di Terni in vendita, la Presidente Marini non ci sta. Le prime reazioni

Lavoro
Umbria 25/11/2017 - 11:37

Intorno alle ore 13 di giovedì l’agenzia Reuters Italia batte la notizia, riportando le parole del numero uno tedesco (“il progetto di cedere l‘impianto italiano che produce acciaio inossidabile”) e aggiungendo che “si tratta dell‘unico asset del gruppo attualmente in vendita”. Hiesinger ne avrebbe parlato nell‘ambito della presentazione dei risultati dell‘anno, ma, scrive la Reuters, “non ha specificato se sia stato avviato un processo di vendita ufficiale. L‘intenzione di vendere Ast era stata annunciata già a maggio da Thyssenkrupp che da tempo non è interessato alla produzione di acciaio inossidabile e, a fine ottobre, la multinazionale ha comunicato ai sindacati che Ast non sarebbe stata trasferita alla joint venture europea con Tata Steel. Nel 2016 Ast è tornata in attivo, dopo anni di perdite”.

Marini e Paparelli Pronto anche l’intervento della governatrice dell’Umbria, Marini e dell’assessore regionale Paparelli: “Alla luce delle dichiarazioni del Ceo di Thyssen Krupp circa la volontà di procedere alla vendita di Ast, non possiamo che sollecitare la con vocazione urgente di un incontro al Ministero dello sviluppo economico che già avevamo chiesto allo stesso ministro Carlo Calenda nello scorso mese di settembre, quando erano emerse notizie, sempre tramite agenzie di stampa, relative all’ipotesi di accordo tra la multinazionale tedesca e Tata Steel, al fine di ottenere chiare e precise informazioni da parte della dirigenza di Tk. Non è infatti più tollerabile che la Tk continui ad affidare a note di agenzia comunicazioni che riguardano i futuri assetti proprietari di un sito industriale di grande rilevanza strategica non solo per Terni e l’Umbria, ma per il Paese. E’ ormai dal 2012 che Thyssen utilizza tale irriverente ed inusuale modalità di gestione delle relazioni sindacali ed istituzionali. E non ci meraviglia, quindi. Ciò che però deve essere chiaro è che, in quanto rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, a noi interessa prima di tutto la messa in sicurezza del futuro di questo sito industriale, della sua capacità produttiva e dei suoi livelli occupazionali. Le acciaierie di Terni sono figlie della storia industriale dell’Umbria e dell’Italia; una storia che noi intendiamo difendere in ogni sede. Per questo, ritengo essenziale, e non più rinviabile, un incontro con la dirigenza di TK in sede governativa, al fine di acquisire informazioni ufficiali sugli obiettivi e le scelte strategiche della multinazionale con riferimento alla controllata italiana, operante in un settore strategico, come quello degli acciai speciali, per il sistema produttivo regionale e nazionale”.

USB La Usb di Ast prende posizione: “Il ceo della ThyssenKrupp conferma il destino ormai noto per l’Ast: la vendita. Eppure l’amministratore delegato, Burelli, durante l’incontro svoltosi al Mise con i segretari nazionali confederali, aveva dichiarato che la nostra azienda sarebbe rimasta nel segmento Materials di Tk, benché non fosse stata inserita nella fusione. Ma non ci aveva creduto nessuno, a parte i sindacati confederali che come sempre avevano ‘preso atto positivamente’. Ci troviamo di fronte all’ennesima farsa, all’ennesimo teatrino dell’assurdo messo in atto dall’azienda, di concerto con i sindacati e la politica. Non faremo parte del colosso internazionale Tata/ThyssenKrupp, non avremo nessuna politica di aggressione del mercato globale, a noi non spetterà nessun ruolo nel panorama mondiale della siderurgia. A noi sarà destinato lo stesso futuro di Piombino, una lenta agonia fatta di pellegrinaggi al Mise, dove i sindacati gialli ritroveranno le loro cinghie di trasmissione con la politica che governa gli eventi. L’aspetto legato alla vendita presuppone molte cose, innanzitutto il come questa fabbrica sarà venduta; il governo, insieme alle amministrazioni regionali e comunali, dovrebbero subito iniziare una discussione seria che parta dal presupposto della difesa dell’intero sito, partendo dall’area a caldo. Ma temiamo che la nostra classe dirigente politica, tutta, abbia già deciso che il ciclo storico delle acciaierie sia concluso. I lavoratori e i ternani hanno una sola alternativa: la costruzione di un sindacato di classe che difenda l’Ast dagli attacchi speculativi delle multinazionali di turno. L’Ast, per salvarsi, deve tornare ad essere pubblica”.

Cecconi Durissimo il capogruppo di FdI in Comune, Cecconi: “Mentre in Regione non si vergognano ad ammettere, in pratica, di non contare niente né suoi tavoli di quel governo nazionale che avrebbe dovuto monitorare costantemente la questione delle nostre acciaierie né, men che meno, nell’interlocuzione con la proprietà; mentre i tedeschi confermano in termini inequivocabili un’intenzione già nota, ovvero la volontà di sbarazzarsi dell’Ast, a Terni come a Perugia come a Roma, la sinistra di potere conferma di essere totalmente incapace di farsi carico degli interessi del territorio, tanto quanto di quelli del Paese, incapace di governare i processi, orientare le decisioni, perseguire un disegno e una prospettiva, progettare una politica industriale, insomma totalmente incapace di dare un futuro all’acciaio italiano. Adesso ciascuno faccia i propri passi e li faccia in fretta, intervenendo anche d’imperio, come il pubblico può fare anche quando si tratta di imprese private, se magari legate a produzioni strategiche per un superiore interesse nazionale. E se esiste un’Europa capace di decidere, sappia che questa è l’ultima occasione per convincere l’Italia e i ternani di esistere per un disegno comune”.

Rifondazione comunista dell'Umbria "L’annuncio del Board di Tk di mettere in vendita il sito ternano di Ast non ci stupisce affatto. Da tempi non sospetti, fin dalla stipula dell’accordo del 2014 successivo alla vertenza, Rifondazione Comunista sottolineò i limiti di quel piano. Temevamo infatti un progressivo disinvestimento da parte dell’azienda rispetto ai volumi di produzione, alle riforme ambientali, al mantenimento del ciclo integrato e alla difesa dei posti di lavoro. Ieri come oggi risulta evidente la strategia della proprietà: un ridimensionamento radicale delle produzioni e degli occupati al fine di favorire una vendita rispondente alle solite logiche di profitto. Del resto il governo nazionale è nullo. La Regione dell’Umbria balbetta e si lamenta di venire a conoscenza dei fatti mezzo stampa. E cosa si aspettavano? Dopo aver considerato le multinazionali una grande opportunità per il territorio questo era il minimo. Noi continuiamo a pensare che l’unico argine al progressivo smembramento di Ast sia l’intervento pubblico a difesa della strategicità del sito, per il rilancio del nostro ruolo di paese produttore di acciaio di qualità e per la tutela del lavoro e dell’identità industriale della città di Terni. Chi oggi non riconosce la necessità storica del ricorso ad interventi straordinari per l’acquisizione pubblica non può che dimostrare la propria subalternità con una impostazione mercatista ed indulgente che ha prodotto il disastro dell’industria italiana, non solo nel settore della siderurgia. Rifondazione Comunista lavorerà con ancor più forza per rilanciare il tema della ripubblicizzazione attraverso il confronto con i lavoratori e le forze sindacali nella definizione di un piano di difesa e rilancio che ponga fine alla svendita del patrimonio produttivo. Non ci aspettiamo nessuna presa di responsabilità o coraggio da parte di chi fino ad oggi ha saputo solo assentire di fronte alle vaporose dichiarazioni aziendali. La lotta per il ritorno all’acciaio di stato è la lotta dei lavoratori di Ast, di tutta la città di Terni e dell’Umbria. Ripubblicizzazione unica soluzione.

Solinas Dice la sua anche il consigliere regionale di Mdp, Solinas: “Se fosse confermato ciò che oggi scrivono alcuni media tedeschi circa l’intenzione della Thyssenkrupp di vendere l’Ast di Terni, ci troveremmo di fronte non a una
strategia aziendale motivata da esigenze di mercato, ma a una provocazione
alimentata dalla peggiore speculazione e totalmente scollegata da dinamiche
di produzione e di bilancio, dato che quello di Ast di Terni è in attivo. E’ mia intenzione inoltrare una nota alla presidente del Consiglio regionale, affinché il tema venga discusso prioritariamente nella prossima seduta del Consiglio di martedì prossimo. Ritengo altresì indispensabile che la presidente Marini e l’assessore allo Sviluppo economico Paparelli acquisiscano tutti gli elementi conoscitivi rispetto alla vicenda e alle eventuali intenzioni di Thyssenkrupp, riferendo nella prossima Assemblea. Chiedo, inoltre, all’Esecutivo regionale di farsi interprete presso il Governo affinché intervenga con l’urgenza e l’incisività necessarie”.

Nevi Il capogruppo in Regione di FI, Nevi, vede addirittura il bicchiere mezzo piano: “La dirigenza di Tk non fa altro che confermare quello che il sottoscritto e Forza Italia vanno dicendo da un anno sul disimpegno della dirigenza di Ast rispetto al futuro dello stabilimento di Terni. Quella della vendita di Ast potrebbe anche essere una buona notizia. Ma il Governo deve prendere in mano quanto prima la situazione. Non si deve assolutamente ripetere quanto successo a suo tempo, quando la stessa Tk vendette il sito ternano a Outokumpu, e si persero due anni fino alla riacquisizione da parte del gruppo tedesco. Ora occorre trovare un acquirente serio e affidabile che sia disposto a investire a Terni in maniera adeguata e nel rispetto dei patti per l’ambiente”.