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Letti tra noi 27/02/2015 - 12:50

Per gli amanti del genere noir la lettura del primo libro della trilogia dello scrittore marsigliese è un esperienza che arriva diritta al cuore.

Con Izzo siamo di fronte ad uno di quegli autori in grado di addentrarsi in profondità in quello che si può definire il male di vivere che alberga più o meno latente nell'animo umano. Si finisce così col venir avvolti  fin dalle prime pagine dalla trama di un noir affascinante in cui Fabio Montale, alter ego dell'autore stesso, mette in scena la vita dei "deboli" esprimendo distanze viscerali nei confronti di una società corrotta ingiusta e ipocrita.

Periodi corti e veloci che arrivano a chi legge  con un ritmo impressionante, talmente rapido da darti l’impressione che il libro possa esser letto con la stessa intensità anche al contrario. A legare saldamente ogni pagina non è la durezza della storia, ma la malinconia. Tuttavia non è la classica malinconia di fondo. E' una  malinconia, quella di Izzo, più somigliante ad un filo sottile e  teso che accompagna il protagonista in ogni pagina.

Molto bella  l’idea del titolo/capitolo (ad esempio il capitolo sesto – Nel quale le albe non sono che l’illusione della bellezza del mondo): la promessa, sempre mantenuta, che in ognuno di essi ci sarà un passaggio fondamentale, un cambio di scena repentino, uno spiraglio di sensazioni e sentimenti che vengono quasi sempre tenuti nascosti e protetti.
L’ambientazione, come in quasi tutti i libri di Izzo, è Marsiglia, città portuale che per secoli è stata la “porta” d’oriente. La Marsiglia di Izzo è una città che non ti aspetti fatta  di marinai e prostitute, di malavita e di immigrati.  E'  bellissima nella sua continua ricerca di equilibri precari  ed è una città che, "come la più bella delle puttane sul marciapiede, ti invita a passare la notte con lei".
Accanto a Marsiglia c'è la musica (anche quella di Paolo Conte) il pastis e la menta!
Insomma è un libro adatto a chi piacciono le letture forti ma non troppo, violente ma non troppo, ricordandosi comunque che l’autore non ruba mai la luce della speranza, e pone sempre un’alternativa.
Fosse anche la fuga, ma pur sempre un’alternativa.