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Chiusura edicola in centro, interviene Procelli (La Sinistra)
“Un altro pezzo della storia locale se ne sta andando. Parlo delle edicole di giornali del centro storico della Città. Sono state al nostro fianco per decenni, rappresentando per tanto tempo il principale mezzo di informazione. Una si trovava in Piazza Garibaldi, incassata dentro un angusto spazio ricavato nel palazzo che oggi ospita una Banca. Trasferitasi poi nel giardino della stessa Piazza, seppure ingrandendosi, non è riuscita a sopravvivere ed ha chiuso i battenti in attesa di essere smontata. Un’altra, in Corso Vittorio Emanuele, ha subito lo stesso destino. Quella nel Rione Prato, è ancora lì, chiusa da anni ed invenduta. Quella del Rione San Giacomo, ha cessato l’attività il 30 giugno, pure questa invenduta. Le tre storiche, dal fascino particolare ed indimenticabile, dalle piccole dimensioni, protette dal freddo invernale con un piccolo sportello di vetro che si apriva solo al momento dell’acquisto, meta anche di ragazzini che attendevano con trepidazione l’uscita settimanale del loro giornalino, risiedevano in Piazza Matteotti. Di queste tre, quella situata davanti all’attuale Loggiato Gildoni, pure questa invenduta, è stata smontata in questi giorni. Un’altra ancora, quella che per decenni ha occupato lo spazio davanti al principale Palazzo Comunale di Piazza Matteotti, sotto l’orologio, oggi si trova in Corso Cavour, essendovi trasferita, si disse momentaneamente, in occasione dei lavori effettuati nella Piazza. Dopo la conclusione dei lavori, l’Amministrazione non permise al titolare di ritornare nella sua sede originaria. La motivazione è stata che l’occupazione di quello spazio pubblico rappresentava una deturpazione, un oltraggio al Palazzo ed alla sua facciata e quindi alla Città. La debacle delle edicole è dovuta non solo all’abbandono dei cittadini del centro storico, ma anche all’informatizzazione, che ha allontanato i lettori dal piacere di prendere in mano, ammirare e sfogliare un libro o una rivista. A ciò aggiungasi la liberalizzazione di Monti, che ha ricompreso la categoria di lavoratori, gli edicolanti, tra le categorie privilegiate. Quindi una semplice SCIA e distribuzione di quotidiani, riviste settimanali e mensili ovunque, nei supermercati, bar, autogrill, etc… Dunque, pur essendo molteplici i motivi della crisi di questo settore (anche le moderne edicole della periferia, per superare queste difficoltà, sono costrette ad essere sommerse talvolta da articoli che nulla hanno a che fare con quello che dovrebbe essere la loro principale missione), altre considerazioni e riflessioni vanno fatte. Questi lavoratori, che hanno svolto l’attività di edicolanti tra enormi sacrifici dovuti anche al gravoso orario di lavoro (circa undici ore al giorno, dalle prime ore del mattino per effettuare i rifornimenti giornalieri alle chiusura serale, e ciò per tutti i giorni dell’anno: i pomeriggi dei giorni festivi erano e sono l’unico momento di libertà ), sono stati danneggiati e beffati in quanto non potranno recuperare le spese dell’investimento, cedendo l’edicola, vendita che doveva rappresentare per loro una sorta di liquidazione al momento del pensionamento, dopo una vita trascorsa in “gabbia”. Per tornare alle liberalizzazioni, generate dalle privatizzazioni, appurato ormai che queste avvengono sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini, a vantaggio di chi ne ha meno bisogno e cioè del potere economico, sono scelte politiche che vanno condannate fortemente”.

