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Approvata la legge contro il negazionismo

Politica
Italia 12/02/2015 - 20:32

La parola Shoah entra per la prima volta nella legge ita­liana. Dopo un lungo e tra­va­gliato iter, ieri il Senato ha appro­vato senza emen­darlo il testo di legge pro­po­sto dalla com­mis­sione Giu­sti­zia che intro­duce l’aggravante del nega­zio­ni­smo al reato di odio raz­ziale etnico e reli­gioso con­tem­plato nella legge Reale-Mancino. Se il ddl, che ieri ha otte­nuto i sì di 234 sena­tori, 8 asten­sioni e 3 no, verrà appro­vato anche dalla Camera, alle pene pre­vi­ste dall’articolo 3 della legge 654/1975 sarà appli­ca­bile un’aggravante fino a tre anni di reclu­sione per chiun­que neghi pub­bli­ca­mente «in parte o del tutto» la Shoah, i cri­mini di geno­ci­dio, di guerra o con­tro l’umanità, come defi­niti dallo Sta­tuto della Corte penale internazionale.

Abban­do­nata dun­que l’ipotesi di inse­rire una nuova fat­ti­spe­cie nel codice penale, come pre­ve­deva il testo pre­ce­dente pro­po­sto dalla com­mis­sione quando era pre­vi­sta la sede deli­be­rante, il ddl, che si com­pone di un unico arti­colo, tenta però anche di argi­nare i rischi di per­se­guire i reati di opi­nione, cir­co­scri­vendo la rile­vanza penale solo all’istigazione pub­blica — anche attra­verso i mezzi infor­ma­tici e il web — del raz­zi­smo e della xeno­fo­bia. Allo stesso tempo, la pena mas­sima per chi istiga pub­bli­ca­mente a com­met­tere delitti deri­vanti dall’odio, dalla discri­mi­na­zione e dal nega­zio­ni­smo, viene ridotta da cin­que a tre anni.

Un prov­ve­di­mento, quello di ieri, accolto da Renzo Gat­te­gna, pre­si­dente dell’Unione delle Comu­nità ebrai­che ita­liane, come «un baluardo per la difesa della libertà di tutti». Sod­di­sfatto anche il diret­tore del Cen­tro Wie­sen­thal di Geru­sa­lemme, Efraim Zuroff : «Sono leggi impor­tanti, spe­cial­mente nei paesi dove la Shoah ha avuto luogo», com­menta. Anche se si ram­ma­rica che ancora «la Shoah abbia biso­gno di pro­te­zione legale». A Gat­te­gna, il pre­si­dente del Senato Pie­tro Grasso ha inviato una let­tera defi­nendo la gior­nata di ieri «impor­tante per le Isti­tu­zioni del nostro Paese». Isti­tu­zioni che mostrano così l’intenzione a «com­piere un ulte­riore e deci­sivo passo nel con­tra­sto a tutte le forme di offesa alle vit­time e di nega­zione di quella ter­ri­bile pagina della nostra sto­ria che è stata la Shoah».

Ma l’«amplissima mag­gio­ranza» con cui è stato appro­vato il testo di legge, «quasi all’unanimità», come ricorda lo stesso Grasso, non ha con­te­nuto però il voto della sena­trice a vita Elena Cat­ta­neo che, pur defi­nendo i nega­zio­ni­sti dei «ciar­la­tani», gente che «spe­cula sulla pelle e sul dolore degli altri», ha deciso di aste­nersi per non rischiare, spiega, di dar loro il ruolo di mar­tiri incom­presi. «Fac­cia­moli par­lare — dice — e li sbu­giar­de­remo punto dopo punto, ma all’interno di una sede scien­ti­fica». D’altronde, aggiunge Cat­ta­neo, «nei paesi che hanno adot­tato leggi con­tro il nega­zio­ni­smo, i media sono diven­tati cassa di riso­nanza per que­ste teo­rie». Per la scien­ziata, poi, «non è ammis­si­bile imporre limiti alla ricerca e allo stu­dio di una teo­ria». Più o meno con le stesse moti­va­zioni si sono aste­nuti gli altri due: Carlo Gio­va­nardi del Ncd e Enrico Buemi del Psi.

Per Grasso invece «il Senato ha svolto un lavoro meti­co­loso, esplo­rando e appro­fon­dendo tutti gli aspetti» «di una mate­ria così com­plessa e giun­gendo infine alla ste­sura di un testo con­di­viso ed equi­li­brato», che ha saputo «man­te­nere intatta la libera espres­sione delle opi­nioni e della ricerca storica».