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Il disastro scuola di Renzi

Istruzione
Italia 15/02/2015 - 19:52

di Anna Angelucci

Quando si dice l’eterogenesi dei mezzi. Que­sta volta i social media non hanno cin­guet­tato le magni­fi­che sorti e pro­gres­sive della scuola ita­liana mil­lan­tata da Renzi & Co.

Il pro­gramma inti­to­lato “La nostra scuola”, a Presa Diretta dome­nica sera, ha mostrato le dram­ma­ti­che con­di­zioni in cui ver­sano stu­denti e docenti, costretti a soprav­vi­vere senza fondi in edi­fici insa­lu­bri e peri­co­losi. E ha mostrato le imma­gini degli inse­gnanti con cen­ti­naia di mozioni con­tro la pro­po­sta di riforma del Governo, trat­te­nuti dalle forze di poli­zia sulla sca­li­nata del MIUR. Altro che le parate d’occasione di Renzi e Gian­nini ad uso e con­sumo di una stampa asser­vita. Altro che le cam­pa­gne d’ascolto dal basso per una riforma con­di­visa fino all’ultimo nonno.

Per molto meno, in un paese civile, un mini­stro avrebbe ras­se­gnato le sue dimis­sioni. Un mini­stro che, peral­tro, appena inse­diato al MIUR, non ha esi­tato ad assu­mere il ruolo di capo­li­sta del suo ex par­tito per le ele­zioni euro­pee, mostrando totale indif­fe­renza per il ruolo appena assunto in Ita­lia. Dove la scuola è quella che ci hanno rac­con­tato Iacona e la sua troupe, non quella che ci rac­conta il premier.

Abbiamo visto imma­gini di un paese del terzo mondo, accom­pa­gnate dalle parole chiare e senza reto­rica di chi in quei luo­ghi ci vive ogni giorno ed ha avuto final­mente la pos­si­bi­lità di dire il vero. Che le scuole tirano avanti con i con­tri­buti pri­vati delle fami­glie a fronte dell’elemosina del Governo, che vagheg­gia inve­sti­menti pros­simi ven­turi men­tre ha ancora tagliato milioni di euro nell’ultima legge di sta­bi­lità, costrin­gen­doci a con­trat­ta­zioni d’istituto da fame in cui tiriamo quat­tro paghe per il lesso. Che le assun­zioni dei docenti pre­cari sono un atto dovuto, impo­sto dalle nor­ma­tive euro­pee e già pre­vi­sto nella Finan­zia­ria del 2007, e che i sup­plenti non sono solo quelli delle gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento a cui Renzi ha pro­messo l’immissione in ruolo, ma le tante altre migliaia su cui si con­ti­nua a lucrare, impo­nendo loro la fre­quenza di costosi corsi di for­ma­zione per avere inca­ri­chi e per abi­li­tarsi ma esclu­den­doli da qua­lun­que forma di sta­bi­liz­za­zione. Che i tagli agli orga­nici impo­sti da Tre­monti sono stati dichia­rati ille­git­timi e che le regioni del cen­tro­si­ni­stra e i mini­stri dell’istruzione che si sono suc­ce­duti a Gel­mini avreb­bero potuto soste­nere i ricorsi e chie­dere l’esecuzione delle sen­tenze del Tar e del Con­si­glio di Stato e non l’hanno fatto. Dimo­strando, in con­creto, che l’invocazione alla scuola fatta dal PD come prio­rità poli­tica e civile di que­sto Paese era solo uno spec­chietto da cam­pa­gna elet­to­rale per le allo­dole chia­mate a votare.

Abbiamo visto che già esi­ste ed è depo­si­tata in Par­la­mento una legge di ini­zia­tiva popo­lare che dise­gna il modello della buona scuola della Costi­tu­zione e che rigetta quello ren­ziano della pri­va­tiz­za­zione coatta. Ed è una legge che pre­vede l’innalzamento dell’obbligo, il bien­nio uni­ta­rio, la ridu­zione del numero degli stu­denti nelle classi: ciò che dav­vero resti­tui­rebbe loro quella dignità e quella respon­sa­bi­lità sot­tratte ogni giorno dal degrado in cui vivono e che li ren­de­rebbe cit­ta­dini istruiti e con­sa­pe­voli. Abbiamo visto che il fai­date impo­sto a madri e padri che com­prano, puli­scono, aggiu­stano, imbian­cano è più dispe­rato che vir­tuoso. E che è umi­liante accet­tare che i fondi per le scuole siano diret­ta­mente pro­por­zio­nali ai soldi che si spen­dono nel super­mer­cato di zona con­ven­zio­nato col MIUR, per­ché signi­fica sco­prire che anche la scuola dei nostri figli è con­si­de­rata una merce.

Men­tre scor­re­vano que­ste imma­gini, nella reda­zione di Presa Diretta sono arri­vati tan­tis­simi mes­saggi di soli­da­rietà alla legge di ini­zia­tiva popo­lare, insieme ai com­menti pic­cati e sal­ta­bec­canti dei par­la­men­tari del PD e dei respon­sa­bili del MIUR, tutti tesi a negare, con­fu­tare, invo­care quell’onesto con­trad­dit­to­rio che loro stessi, con l’assunzione dello slo­gan e della slide come unico for­mat di un discorso poli­tico ormai vir­tuale e irreale, hanno deli­be­ra­ta­mente get­tato alle ortiche.

Ma il re, final­mente, è nudo. E que­sta volta ci vorrà molto più di qual­che imma­gine colo­rata o di qual­che cin­guet­tio twit­tato e rit­wit­tato a con­vin­cere gli ita­liani che quella di Renzi e Gian­nini sia vera­mente la buona scuola di cui que­sto Paese ha biso­gno per rico­min­ciare a sen­tirsi civile.

Vogliamo comin­ciare con un nuovo ministro?