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Commissariata la banca dei Boschi

Economia
Italia 12/02/2015 - 20:36

Etruria. Bankitalia azzera i vertici dell’istituto di cui è vice il padre del ministro. Bazoli indagato per Ubi. Nuovo buco per Mps

Sono miliardi, non milioni. “Gravi per­dite del patri­mo­nio, dovute alle con­si­stenti ret­ti­fi­che sul por­ta­fo­glio cre­diti”. Que­sta cer­ti­fi­ca­zione di Ban­ki­ta­lia, che è alla base del com­mis­sa­ria­mento della Banca popo­lare dell’Etruria e del Lazio, fa capire che i pro­blemi dell’istituto di cre­dito non solo sol­tanto quelli legati ai “movi­menti ano­mali” del 22 ago­sto scorso – pochi giorni dopo dopo la deci­sione della banca di tra­sfor­marsi in spa — quando passò di mano il 12% del capi­tale dell’istituto, per un con­tro­va­lore degli scambi di non più di 20 milioni di euro.

Non sono nem­meno quelli legati alla cre­scita di valore dei titoli della ban­che popo­lari, dopo che il 20 gen­naio il governo aveva annun­ciato il (con­te­sta­tis­simo) prov­ve­di­mento di riforma per la loro tra­sfor­ma­zione in spa. Fra que­ste anche Banca Etru­ria, che aveva visto cre­scere di valore le pro­prie azioni di circa il 60%, ma anche in que­sto caso per non più di 10 milioni.

La pro­ce­dura di ammi­ni­stra­zione straor­di­na­ria avviata ieri, sotto la super­vi­sione della stessa Ban­ki­ta­lia, si lega soprat­tutto all’esito degli “accer­ta­menti ispet­tivi”, avviati da tempo e tut­tora in corso, che hanno fatto sal­tar fuori tutta la pol­vere sotto il tap­peto della “banca degli orafi”, così come ad Arezzo è chia­mata la Bpel. Le cui gestioni, pas­sate e odierne, hanno messo a rischio il patri­mo­nio della banca, con for­tis­sime sof­fe­renze cau­sate dai cre­diti dete­rio­rati. Affi­da­menti e linee di cre­dito aperte con disin­vol­tura. E non tanto indi­riz­zate al tes­suto delle pic­cole e medie imprese dello sto­rico ter­ri­to­rio di influenza, a cavallo fra la bassa Toscana, l’Umbria e l’alto Lazio, quanto ai con­sueti “cer­chi magici” impren­di­to­riali e non di rado finanziari.

I neo com­mis­sari straor­di­nari Ric­cardo Sora e Anto­nio Pironti fanno subito sapere ai cor­ren­ti­sti che il loro com­pito è quello di ricon­durre l’attività azien­dale “secondo cri­teri di sana e pru­dente gestione”, e che la clien­tela può tran­quil­la­mente con­ti­nuare a rivol­gersi agli spor­telli della banca, “che pro­se­gue rego­lar­mente l’attività”. Ma certo il colpo è grosso. E segna la caduta di un cda di cui è vice­pre­si­dente Pier­luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi (pre­si­dente del con­si­glio e mini­stro sono sfor­tu­nati con gli affari dei padri), finita anche lei nel cal­de­rone delle cri­ti­che a fronte dei som­mo­vi­menti azio­nari della banca negli ultimi mesi. Azioni pos­se­dute dalla mini­stra Boschi in quota micro­sco­pica, almeno per valore. In un isti­tuto di cre­dito che lo scorso anno par­tiva comun­que da un attivo patri­mo­niale di 16 miliardi e 400

milioni.

Nuove avvi­sa­glie della crisi di Banca Etru­ria erano com­parse nei giorni scorsi, alla firma di un accordo su 410 “esu­beri”, in mas­sima parte con pre­pen­sio­na­menti volon­tari e rior­ga­niz­za­zioni per rispar­miare a regime 32 milioni l’anno, (45 a bilan­cio per il 2014). Ma i sin­da­cali dei ban­cari ave­vano poi incon­trato l’assessore toscano Gian­franco Simon­cini. Pre­oc­cu­pa­tis­simi: “L’avvio di una ristrut­tu­ra­zione, ridu­cendo al minimo le per­dite occu­pa­zio­nali, è un sacri­fi­cio inu­tile se non segui­ranno ini­zia­tive di rilan­cio”. Di una banca che con­trolla al 100% la fio­ren­tina Fede­rico del Vec­chio, che tra­di­zio­nal­mente teneva i conti delle fami­glie fio­ren­tine che con­tano. Pronte peral­tro a defi­larsi, già da qual­che tempo, vista l’aria che tirava.

Per il set­tore ban­ca­rio toscano è un altro colpo da ko, che si aggiunge all’agonia del Monte dei Paschi. Ieri i ver­tici di Rossa Salim­beni hanno chiuso un bilan­cio 2014 da paura, con 5,3 miliardi di defi­cit. L’ad Fabri­zio Viola ha pun­tua­liz­zato che sono stati messi in conto 5,9 miliardi di cre­diti tal­mente “dete­rio­rati” da non avere più spe­ranze di riscos­sione. Ma l’effetto col­la­te­rale è stato un sur­plus di 500 milioni al già annun­ciato aumento di capi­tale da 2,5 miliardi. Men­tre la Bce con­sen­tiva alla banca un “tran­si­tio­nal ratio” del 10,2%, invece del 14,3% fis­sato dopo gli stress test d’autunno. Silen­zioso Ales­san­dro Profumo.

Men­tre il suo col­lega di Intesa San Paolo, Gio­vanni Bazoli, si dice sicuro di non entrarci nell’inchiesta che lo vede inda­gato, in qua­lità di pre­si­dente dell’Associazione banca lom­barda e pie­mon­tese in un’annosa sto­ria di dele­ghe false in Ubi Banca.

RICCARDO CHIARI

da il manifesto